lunedì 28 settembre 2009

SONO CONNESSA? FORSE!


Nella evoluzione del mio percorso professionale (penso che in quello più strettamente personale sia sempre più o meno accaduto) sento di riconoscermi una sempre migliore attenzione alla coltivazione delle connessioni. All’inizio della mia carriera ero molto attenta esclusivamente a fare quanto mi veniva richiesto: realizzare un programma, seppure individualizzato, centrato su contenuti e abilità da far acquisire agli alunni. Col tempo ho scoperto una necessità propedeutica e imprescindibile a suddetto scopo: la promozione di un rapporto empatico con gli alunni, una vera e propria connessione quanto più profonda per tentare di comprendere l’intima personalità di chi ho di fronte per poter costruire “qualcosa” insieme.
Mi riferisco alla relazione insegnante / alunno quanto a quella alunno / altri alunni. Mi spiego: forse sulla base dell’esempio di noi genitori, gli alunni tendono ad affermare le proprie idee ritenendole universalmente valide, nonostante le diverse dichiarazioni dei compagni, e per noi insegnanti il primo istinto è quello di zittire le discussioni. Ma perché non stimolarle? Perché non favorire lo “scontro” per poi indirizzarlo non tanto ad una negoziazione (potrebbe essere percepito come un obbligo a rinunciare alle proprie idee) quanto ad una accettazione del punto di vista altrui; ciò potrebbe condurre alla disposizione a rivalutare le proprie convinzioni per rivederle e/o anche per modificarle.
E’ un lavoro duro, ma lo ritengo estremamente importante per agevolare le connessioni tra i ragazzi che vedo spesso comodamente isolati nei personali micromondi. Questa mia attenzione è legata al fatto che amo le connessioni, di tipo socio –affettivo – relazionale ma anche di tipo mentale: “far funzionare il cervello” è sempre stata una mia passione! Creare vestiti alle bambole, ricercare indizi per scoprire una sorpresa in arrivo o per anticipare il finale di un cartone animato, di un fumetto o di un film di stampo investigativo, organizzare giochi, escogitare mezzi (leciti!) per vincere, … sono attività che, a partire dalla fanciullezza, mi hanno sempre coinvolta non solo emotivamente. Ed ecco che spesso impegno gli alunni nell’uso dei sensi percettivi, per sollecitare l’esplorazione attraverso il contatto fisico con le cose, in operazioni di ricerca, rielaborazione personale e confronto di informazioni e abilità, per giungere ad una realizzazione tutta personale di un “quadro del caso” prodotto senza vincoli imposti. In questo modo tento di guidare gli alunni ad attivarsi in maniera libera e originale in un numero sempre maggiore di possibili connessioni qualitativamente significative.
Connessioni che le moderne tecnologie agevolano ulteriormente nel consentire tanto di apprendere quanto di comunicare in maniera diversificata quanto c’è di importante nell’esperienza personale di ciascuno di noi. Così anche la promulgazione delle potenzialità formative che il WEB contempla è quasi doveroso nell’azione educativa di noi insegnanti del III millennio.
Concludo: precedentemente ho sottolineato il termine –ulteriormente- perché sono profondamente convinta che il WEB debba essere un ambiente che si vada ad integrare ai classici contesti di vita quotidiana da cui trarre ispirazioni tangibili per la costruzione di una rete di connessioni vive e significative, che diano senso al nostro essere “animali sociali” protagonisti di un percorso di vita personale e originale.

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